mercoledì 4 novembre 2015

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 Ci ho messo più di un mese a scrivere questo post e a montare questo video (link).

Penso che ormai si sappia che, tra le cose che più amo al mondo, c’è Londra e c’è Florence Welch. E la sola idea di averle avute entrambe nel giro di 4 giorni, mi fa ancora venire i lucciconi agli occhi.
Dal 19 al 22 di Settembre sono stata a Londra dopo ben 2 anni che non ci tornavo. Neanche vi sto a spiegare cosa questo ha significato per me. Anzi sì, ve lo spiego velocemente. 
Settimane prima di agitazione, di “fare finta” di niente del tipo: “Ah? Cosa? Ma dai? Tra una settimana devo andare a Londra? Proprio non me lo ricordavo!” mentre in realtà facevo il conto alla rovescia ovunque. Poi il sorriso ebete misto a lacrimoni, una volta arrivata lì. E ancora lacrimoni e ancora sorrisi ebeti per i 4 giorni a seguire. La sensazione di sentirmi a casa, di ritrovare quei profumi e quelle atmosfere che mi mancano quotidianamente quando sono in Italia e poi lo sconforto. Sì, lo sconforto di sapere che quei pochi giorni passeranno in fretta e sarà di nuovo a casa e di nuovo Londra mi mancherà e io non sarò mai lì per abbastanza tempo, abbastanza da poter dire veramente “Questa è casa”.
Comunque in tutto questo, sono andata a Twickenham a vedere la seconda partita del Mondiale di Rugby, Italia-Francia, e devo ammettere che è stata un’esperienza molto emozionante. I francesi ci hanno sfottuto praticamente da Londra a Twickenham, andata e ritorno, viaggio in treno compreso, ma va bè. C’era un’atmosfera veramente rilassata e di condivisione quindi alla fine, anche se abbiamo perso, come al solito, è stata comunque una piacevolissima serata.
Poi c’è stata la visita della National Gallery, as usual,e  di un piccolo museo in cui c’era esposta una riproduzione molto antica della Magna Carta, il giro sul bus che fa il giro panoramico di tutta la città (che io non avevo mai fatto), il tè pomeridiano a Kensinghton Palace, nell’Orangery, e lo shopping su Oxford Street perché una puntata a Primark è sempre all’ordine di ogni viaggio.

Però veniamo all’evento principale. 21 settembre 2015, ore 21. Alexandra Palace.
E’ stato proprio in quel momento che dopo ben 5 anni ho rivisto lei. La mia musa ispiratrice. Io non so come descriverla. Mi sento una ragazzina di 15 anni che urla con le lacrime agli occhi al concerto degli One Direction però che ci posso fare? E’ esattamente così che mi sento quando sento la sua musica e, soprattutto, quando vado ai suoi concerti. Vederla dal vivo mi crea dentro delle emozioni che io non credevo potessero essere scatenate da una persona che, in realtà, non conosco. Eppure…
Il concerto è stato un sogno. Spendo due parole sulla location. L’Alexandra Palace è favoloso. Si trova a 15 minuti di treno da Londra ed è collocato sopra una collina. Arrivate lì e, intorno, avete prati prati prati all’inglese ovunque, una distesa di erba coperta di umidità ovunque. Proprio l’inglesità fatta a prato. E poi, ai vostri piedi, avete la città di Londra. Uno spettacolo che non vi so neanche spiegare. Il Palace dentro è organizzatissimo: ci sono moltissimi stand che vendono cibo, bevande e merchandise. I BAGNI! Ragazzi, i bagni mi hanno lasciato senza parole. (Meraviglioso parlare di cessi in un post così romantico!). Però vi giuro che io non ho mai visto così tanti bagni e così tanto puliti in un luogo pubblico. Sarà che questo è stato il mio primo concerto all’estero ma, questa organizzazione, in Italia, è pure fantascienza. Bagni puliti e profumati, si può mangiare cibo etnico mentre si ascolta la propria cantante preferita, nessuno che ti spinge, nessuno che ti ammazza. Sì, lo so. Non sembra possibile! Ovviamente la sottoscritta non ha ingerito niente né almeno 5 ore prima del certo, né durante, fino alla mattina seguente ma questa è un’altra storia.
Ho rischiato l’attacco di ansia. Ero lì, in piedi, un’ora prima e l’unica cosa che ho cercato di fare era non svenire. Voi direte “Sarà che c’avevi fame?!”. NO. Io ero agitata perché di lì a poco avrei rivisto Florence. Poi è partita la musica, ho visto la sua testa rossa e tutto è scivolato via. Via l’agitazione, via le lacrime che trattenevo da giorni, via tutte le emozioni accumulate negli ultimi 5 anni. Capirete che era tanta roba da lasciare andare! Ha cantato in maniera divina, come solo lei può fare, è stata la solita dolce e simpatica Florence. Si è buttata in mezzo al pubblico e lì sono morta d’invidia ma forse meglio così perché se solo fossi stata io, quel ragazzo fortunato che ha avuto la sua faccia a meno di 1 cm dalla propria, penso che avrei fatto gesti inconsulti e mi avrebbero arrestato per gesti osceni in luogo pubblico. Ha fatto moltissime canzoni del nuovo album, alcune di Ceremonials e molte di Lungs. Non ha cantato, però, le più belle di How Big How Blue How Beautiful, questo lo devo ammettere. Non ha cantato Various Storms and Saints, non ha cantato Which Witch, non ha cantato Make up your mind però l’ho amata lo stesso. L’ho amata quando a Raise it up sono salita sulle spalle del mio paziente accompagnatore, perché lo aveva detto lei, e lei ha riso come una bambina (ovviamente non perché solo io sia salita sulle spalle di qualcuno, ma perché l’hanno fatto in tantissime!), quando con dolcezza ha spiegato i significati di alcune sue canzoni rendendo partecipi tutti di alcuni suoi dolori, quando a Cosmic Love non ha detto “So I stayed in the darkness with you” come se avesse finalmente deciso di non andare più nell’oscurità per quella determinata persona. E poi, ragazzi, l’ultima canzone che ha fatto è stata Drumming Song. DRUMMING SONG! Una delle più snobbate ma la mia preferita.
Cioè, parliamone. Io non lo so dire quale effettivamente sia la mia canzone preferita. Sarebbe come chiedere Vuoi più bene a mamma o a papà? No, non lo so. Però quando è uscito il primo album e io mi sono innamorata di lei, oltre alle famose You’ve got the Love / Cosmic Love / Raise it up che comunque piacciono a tutti, io ho perso la testa per Drumming song. Era come se la sentissi perfettamente calzante su di me. E’ stata la prima volta che ho pensato "Florence ha scritto questa canzone per me" (ormai lo penso ad ogni canzone che ascolto, ma quella era la prima volta. Capite che ero molto emozionata!). E diciamo che io avevo dato per scontato che non l’avrebbe fatta. E invece!
Diciamo che grazie a questo particolare, l’ho perdonata per non aver fatto Various Storms and Saints. Per quella canzone ci sono rimasta veramente male, lo ammetto. Ogni volta che ascolto quella canzone è come se mi strappasse il cuore per 3 minuti e poi me lo rimettesse nel petto, di botto. E volevo veramente tantissimo sentirla dal vivo. Spero di poter avere questa occasione, prima o poi.
Andare via da lì, vederla uscire dal palco, mi ha messo una malinconia che ancora adesso non riesco a scacciare via. E’ strano quando vorresti abbracciare una persona che non sa assolutamente della tua esistenza. Sarei semplicemente voluta andare lì, abbracciarla stretta e dirle Mi eri mancata.

Comunque, andare via da Londra, questa volta, è stato particolarmente faticoso. O forse dico così ogni volta. Fatto sta che, questa volta, sul serio, io ho sentito dentro di me che quello non sarebbe stato un addio. E ho promesso a me stessa che la prossima volta, o forse quella prossima ancora, quando tornerò a Londra, io dirò Welcome home, Serena.





Volevo rubare tutto pt. 1


Volevo rubare tutto pt.2

Lo shop di HP alla stazione di Kings Cross

Bambina felice

<3

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