lunedì 17 ottobre 2016

LE BRACI


Ho trovato questo libro sulla mia fidata bancarella a 2 euro e, dato che ne avevo sentito parlare positivamente, ne ho approfittato e l'ho portato a casa con me.
Il romanzo è ambientato in un castello nei Carpazi nel 1940 e si svolge tutto in un'unica giornata. Però, i due protagonisti, parlano solo ed esclusivamente del loro passato, pochissimi accenni al presente, quindi il libro è strutturato su continui flashback.
Questo libro parla di amicizia e, in particolare, dell'amicizia tra Henrik e Konrad. Questi due uomini, ormai ultra settantenni, si sono conosciuti quando ancora non erano adolescenti e hanno costruito un legame molto simile a quello che c'è tra due fratelli. Erano veramente molto diversi tra di loro: uno ricco, con la capacità di riuscire in tutto, attaccato alla carriera militare, ben voluto da ogni genere di persona; l'altro povero, timido, incapace di socializzare, più interessato alla musica che alla guerra. Eppure il loro rapporto era indissolubile. Eppure, nonostante fossero evidenti i loro problemi, non riuscivano a staccarsi l'uno dall'altro.
Però, nel presente, i due protagonisti hanno 70 anni e si rincontrano dopo più di 40 anni che non si vedono. Henrik aspetta il vecchio amico nel suo castello, castello che è stato luogo del loro ultimo incontro. Henrik lo aspetta da tutti quegli anni perché non poteva lasciare questo mondo senza prima aver parlato con lui e chiarito una situazione rimasta in sospeso per quel lungo periodo. Una situazione complicata in cui i confini tra amore e odio per un amico sono molto labili, in cui viene introdotta una terza persona che non può contribuire alla chiarificazione.
Quello che segue l'incontro tra i due amici è un lungo monologo. E' solo Henrik che parla, spiega a Konrad tutto quello su cui aveva ragionato in quegli ultimi 40 anni, gli sbrodola le sue convinzioni, passa una notte intera a parlare. E Konrad non ha tempo di rispondere, non ha tempo di spiegare. Ma, forse, Henrik non vuole risposte, vuole credere che la verità sia la sua verità e nessun'altra.

Se posso essere sincera, e lo sarò, questo libro mi ha un pochino deluso. La parte iniziale mi ha molto appassionato: viene delineato il rapporto tra i due protagonisti, conosciamo i caratteri e la vita di entrambi e ti viene veramente voglia di sapere quale è stato il motivo che ha portato i due uomini ad allontanarsi per 40 anni. E quando finalmente i due si incontrano e iniziano a parlare, ti aspetti una discussione, un dialogo. E invece no. Solo uno di loro parla. L'altro non dice una parola! Posso assicurarvi che, in quasi 100 pagine, il povero Konrad dirà circa 20 parole. Non c'è una chiarificazione, non c'è una discussione, non c'è un confronto. C'è solo un uomo che rimugina sul suo dolore, che fa supposizioni, che si convince delle sue supposizioni e che non vuole sapere la verità. Perché il punto centrale è questo: Henrik ha aspettato 40 anni per scoprire la verità, addirittura dice che non è morto solo per aspettare quell'incontro, perché sapeva che Konrad sarebbe tornato al castello prima o poi; però, quando arriva il momento per saperla veramente, non la vuole sapere, non la vuole sentire. Fa delle domande al suo vecchio amico (prima di arrivare alla domanda, però, fa 10 pagine di introduzione alla domanda) ma, appena lui accenna a dare una risposta, lo ferma e continua con le sue ipotesi, supposizioni. Alla fine, si convince così fermamente dei suoi pensieri che crede sia la verità. Io credo che un romanzo così egoista non l'ho mai letto. E per quanto Henrik potesse avere ragione, ogni volta che non dava modo a Konrad di parlare io mi imbestialivo. Ma lascialo parlare! Ma dagli modo di spiegarti! Ma prova ad uscire dal castello che ti sei costruito intorno per 40 lunghi anni! No. Niente.
Sinceramente non è che volessi trovare la verità assoluta in questo libro però, un minimo di confronto, me lo aspettavo. Probabilmente la bellezza del libro avrei dovuto trovarla proprio in questo: ci aspettiamo che un uomo di una certa età, viste le vicende, si comporti in un certo modo e, invece, non lo fa; vediamo come un dolore profondo possa durare decenni senza affievolirsi, nonostante lui dica il contrario, e accechi completamente. Sì, forse il bello sarebbe dovuto essere questo ma io non l'ho colto, mi dispiace.
Se voi avete letto questo libro e, invece, lo avete apprezzato, per favore, illuminatemi perché ne ho bisogno.

4 commenti:

  1. C'era una mia compagna del liceo che ha cercato di convincermi a leggerlo in tutti i modi e io mai niente. Mi è passata la voglia del tutto, sai? Magari prima o poi, se lo trovo in biblio!
    E comunque bella amicizia proprio -__-

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    1. Ma ti ricordi che c'era un momento in cui su youtube ne parlavano tutti? Mah, per me puoi utilizzare il tempo per leggere di meglio viperins -.-

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  2. Le storie di amicizia mi appassionano, ma non conoscevo questo libro. Certo, da come ne parli sembra una lettura un po' pesante: reggere un monologo lungo quanto un libro è dura anche per il lettore più accanito. Peccato che la storia finisca così, però: l'idea della trama è molto bella.

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    1. E infatti la mia delusione è data proprio da questo! L'idea è molto bella, all'inizio sei molto presa e poi fine, delusione cocente. Fino alla fine ho sperato che lo facesse parlare, chiarire ma non ho avuto questa soddisfazione.

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