martedì 28 giugno 2016

LETTERA AD UN BAMBINO MAI NATO


"Stanotte ho saputo che c'eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d'un tratto, in quel buio, s'è acceso un lampo di certezza: sì, c'eri. Esistevi. Mi si è fermato il cuore."

Forse mi sto cacciando dentro un argomento troppo complicato, troppo discusso però volevo leggere questo libro da anni e, solo qualche mese fa, l'ho fatto. Sono certa che ci sia un momento particolare in cui vada letto un libro di questo genere e, probabilmente, il mio era arrivato.
E' assurdo come io sia passata a desiderare tanto di essere madre in un periodo in cui, in teoria, ai figli non si dovrebbe pensare (18/19 anni), al non pensarci affatto, al dire "Ho veramente tante altre cose in cui voglio realizzarmi e un figlio è l'ultimo dei miei desideri". Sarà che ho studiato per lavorare con i bambini, sarà che ci lavoro da anni ogni santissimo giorno. Chi lo sa! La maggior parte dei genitori dei bimbi con cui lavoro mi dice sempre "Spero che ti sia passata la voglia" ed è una cosa che mi fa pensare, una frase che mi mette molta tristezza. Quello che ho capito è che, se un giorno deciderò di fare un figlio, sarà perché non mi vorrò mai far passare la voglia, perché un bambino per quanto possa spossarti, farti perdere la pazienza, portarti all'esasperazione, non deve mai essere una VOGLIA. Ed è per questo che il libro della Fallaci mi ha colpito fin nel profondo e ve lo consiglio.

Lettera ad un bambino mai nato doveva essere un'inchiesta sull'aborto che però è diventato un libro, una lunga lettera; un libro che, in realtà, si è scoperto fosse stato scritto precedentemente alla richiesta fatta alla Fallaci dal suo direttore. E' autobiografico e non c'è dubbio: si sente, si capisce. La Fallaci rimane incinta di un uomo che non vuole essere padre, lei non vuole essere madre ma si convince che, in realtà, un po' di desiderio ce l'ha. Tutto il libro è un andirivieni di sentimenti opposti: VOGLIO IL BAMBINO, NON VOGLIO IL BAMBINO, MI SPAVENTA MA SONO FELICE, SONO INFELICE E NON SO COME FARE. Voi lo sapete, lei lo sa, non è la cosa giusta tenere quel bambino ma si sente in colpa! Non tutte le donne sono nate per essere madri, non tutte le donne DEVONO per forza essere madri, non è una colpa se non tutte le donne sentono il desiderio di avere un figlio. E la Fallaci lo credeva già 50 anni fa ma la società non poteva accettarlo; la società non lo accetta neanche adesso, nel 2016. E poi lei era sola, il padre del bambino non voleva stare con lei se non per senso di colpa. E questo vi sembra il modo giusto per poter costruire una famiglia? Per poter crescere un bambino? Basare tutto sul senso di colpa?
Nel libro si delinea perfettamente il pensiero dell'epoca sull'aborto e sull'avere figli senza un uomo accanto. Era una colpa essere incinta senza essere sposata, senza avere un compagno però, allo stesso tempo, il bambino lo dovevi tenere, non c'era scelta. Qualsiasi cosa tu facessi, era comunque sbagliata. Mettere al mondo il bambino significava essere giudicata perché equivaleva ad ammettere di aver fallito come donna, non essere riuscita a tenersi un uomo accanto. Però abortire era un peccato mortale; una donna non deve neanche pensare di abortire.
La Fallaci torna spesso con i pensieri al suo lavoro: spiega al bambino che cresce dentro di lei cosa fa nella vita, del viaggio di lavoro importante che avrebbe dovuto fare ma che ha dovuto rimandare per via della sua condizione (doveva rimanere a letto a causa della gravidanza a rischio). E lei è lì, ingabbiata in quel letto in cui non vorrebbe stare. E, nonostante tutto, cerca di raccontare storie al bambino, di spiegargli come va la vita, di spiegargli che forse è meglio che sia maschio così non avrà nessuno di quei problemi da adulto. Ma che,forse, anche femmina sarebbe una buona idea, così da insegnarle cosa significa essere donna, come fare a farsi rispettare, una donna a cui insegnare come poter cambiare le cose, una donna a cui insegnare come essere diversa. 
Però per tutta la durata del libro voi lo sapete e vorreste urlare NON DEVI SENTIRTI OBBLIGATA, UN BAMBINO E' UNA VITA, E' UN CAMBIAMENTO RADICALE NELLA PROPRIA VITA, LO SI DEVE VOLERE FINO ALL'ULTIMA MOLECOLA DEL PROPRIO CORPO. E vorreste scuoterla e dirle che abortire è una scelta consapevole e che, ogni donna su questa terra, ha il sacrosanto diritto di prendere una decisione del genere se pensa che sia la cosa migliore per lei. Ma lei non lo fa, non ha il coraggio o semplicemente sa, dentro di sé, che se una cosa non la vuoi con tutto il tuo corpo e la tua mente, quella cosa non accadrà. 
Forse se l'è cercato? Questo non possiamo dirlo e giudicarla mi è stato totalmente impossibile. Dentro di me ho sentito il dolore che ha provato ma anche la liberazione e ho capito, ancora di più, quanto sia una decisione da prendere con il cuore ma, soprattutto, con la mente. 
Quando ho chiuso il libro mi sono sentita distrutta: non perché il bambino non fosse nato ma per il dolore che deve aver provato quella donna. Il dolore di sapere di non volere una cosa, di doverla fare e rendersi conto che DOVERE non può esistere. Perché, mi dispiace, ma nessuno è in grado di fare qualcosa che non vuole fare perché DEVE senza subire delle conseguenze gravi nella propria persona.
Io consiglio ad ogni donna di leggere questo libro, anche e soprattutto a quelle che credono che fare figli sia la cosa più bella del mondo e che ogni donna dovrebbe volerlo. Leggetelo, perché non è così. E nessuna donna va giudicata per la scelta che prenderà nella sua vita. Una donna non è meno donna se non fa dei figli, una donna non è meno donna se non ha senso materno, una donna non è meno donna se sceglie il lavoro alla famiglia, una donna non è meno donna se sceglie di amare un uomo e voler passare la sua vita da SOLA con lui. 
Riusciremo mai ad arrivare al momento in cui nessuna donna verrà giudicata per le scelte che vuole prendere per la SUA vita?

Ps: Ammetto di essere ignorante per quanto riguarda il pensiero politico e religioso della Fallaci, molte volte contestato. Non ho idea di cosa abbia scritto in proposito, io ho letto solo questo libro e lo consiglierei a prescindere.

6 commenti:

  1. Ciao Serena! Ho letto questo libro qualche anno fa e mi aveva molto colpita. Anch'io ho provato il desiderio di maternità quand'ero già abbastanza giovane e lo provo ancora oggi, anche se poi per tanti motivi mi chiedo se sarà mai il caso (ma spero di si). Condivido completamente il tuo pensiero. La questione dell'obiezione di coscienza dei medici poi, non solo per l'aborto ma anche per la pillola del giorno dopo e l'eutanasia... mah, siamo ancora molto, troppo indietro. Posso anche capire che sei credente e per te quello è peccato mortale, ma non è neanche possibile che la tua scelta possa influire in maniera così enorme sulla vita di un'altra persona che in quel momento, o in generale, la pensa e la vive diversamente. Che poi, per esempio, la pillola del giorno dopo non è neanche aborto ma contraccettivo d'emergenza (e lì voglio vedere chi scaglia la prima pietra.) Per quanto riguarda l'aborto una donna deve già passare attraverso un terribile inferno personale, e questo libro lo fa capire molto bene, se ci si mette sopra anche lo stigma sociale diventa un vero e proprio calvario, alla faccia della carità cristiana. Puoi anche credere di conoscere la Verità ma non puoi usarla come un'arma contro qualcun altro, non sta a te scegliere. Per quanto riguarda altri libri della Fallaci ho letto "Penelope alla guerra" e mi era piaciuto molto, te lo consiglio.

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    1. Esatto! Si crede che la donna, una volta deciso di abortire, stia andando a fare una passeggiata di salute. Come se dietro non ci fosse una scelta ponderata, un dolore che forse non passerà mai nella vita. Per quanto riguarda la religione, per me non c'è proprio neanche da discuterne. Io non sto chiedendo ad un prete di farmi abortire ma ad un medico. La professione del medico non ha religione, la persona sì, ovviamente può essere credente, ma non il medico. E poi, se un medico non vuole far abortire, allora ci deve essere sempre un medico disponibile a farlo. Punto. Per me non c'è altra soluzione.
      Comunque sono molto contenta di vedere che molte hanno già letto questo libro. Non so perchè ma non lo credevo. Allora forse siamo molte di più di quanto pensavo, a sostenerci, ognuna con le proprie scelte, desideri e paure. E questo mi sembra molto bello :)
      ps: grazie del consiglio!

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    2. Si, hai ragione. Tempo fa avevo visto un'intervista ad una dottoressa non obiettrice, l'unica nel suo ospedale: alla fine si è ritrovata a fare solo quello, assumendosi un carico davvero pesante a livello emotivo, aggravato dai colleghi che l'avevano letteralmente emarginata.. dimmi tu. Prego ^^

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  2. "Non tutte le donne sono nate per essere madri, non tutte le donne DEVONO per forza essere madri, non è una colpa se non tutte le donne sentono il desiderio di avere un figlio."
    AMEN, SORELLA! E' quello che penso tutte le volte - e sono troppe! - che mi chiedono quando avrò figli, perché non voglio figli ( Ma come, tu che sei così intelligente? e ancora: Eh, ma cambierai idea quando incontrerai l'uomo giusto! ), se avrò figli... Poi, generalmente rispondo che non volerne, checché se ne pensi, non è una malattia. Non c'è un collegamento fisiologico tra la donna e l'istinto materno!!

    Sfogo a parte, parliamo del libro.
    Della sua lettura ho un ricordo piuttosto forte, perché la mia insegnante di letteratura italiana lo fece leggere al liceo per la discussione di classe (ne facevamo una al mese), e la me quindicenne ne rimase particolarmente impressionata, per tutte le cose che hai scritto tu. C'era stato molto meno pathos nelle mie riflessioni, che essenzialmente tornavano tutte sul punto del perché non abortisci e la fai finita , la partecipazione al tormento interiore della protagonista è arrivata nel momento della discussione, quando ho scoperto quanto a fondo fosse radicata la coscienza della Donna Madre nella nostra società. Frequentavo un liceo parastatale, al top delle graduatorie nazionali, con una percentuale di studenti di sesso femminile pari al 95% degli iscritti, che vinceva concorsi di filosofia, geopolitica, lingue straniere... E quella strana tra le mie dotte compagne (e i tre compagni) di classe ero io, che avevo candidamente affermato che diventare madre non era necessario. Lì ho capito.

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    1. Ché poi, ma quanto può essere sgarbato chiedere una cosa così intima ad una persona, come se stessi parlando della spesa che hai fatto ieri?! Ma come diamine ti permetti! Ma poi perchè agli uomini queste domande non le fanno? Ma che un figlio si fa da sole? Io anche ho cominciato a rispondere in maniera sgarbata perchè sono stufa di questa situazione, magari la volta dopo ci pensano due volte prima di chiedermi qualcosa. A costo di diventare antipatica e insopportabile.
      Comunque leggere un libro del genere a 15 anni immagino debba essere una bella botta. La me di 15 anni forse avrebbe pensato diversamente (non sull'aborto, su quello ho avuto sempre le idee chiare), ma come è giusto che sia la maternità è un pensiero che matura con la persona. Posso pensare i pensieri delle tue compagne di classe. MI sembra così limitato pensare che ogni donna debba fare lo stesso percorso delle altre. Ma perchè?

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    2. Perché siamo donne, fatte per essere madri, a cui hanno dato lo straordinario potere di donare una vita e fare un figlio è la cosa più bella del mondo e bla bla bla.
      Bla. Bla.
      Bla.

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